Stefano W. Pasquini

È nato a Bologna, 1969 si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1991 e immediatamente ha lasciato l’Italia per Dublino. Ha poi vissuto a Londra per sette anni e a New York per due, lavorando anche come PA per il critico d’arte Robert C. Morgan e come Guest Editor del mensile New York Arts. Ora è di nuovo a Bologna, dove vive e lavora. E’ stato per due anni curatore del Sesto Senso, spazio alternativo di Bologna, e Art Editor del trimestrale Collezioni Edge. È stato Art Director di “Work – Art in Progress”, rivista della Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento, dal 2001 al 2008. E’ Contributing Editor del mensile New York Arts Magazine, fotografo freelance, curatore indipendente, nonché lomografo membro della International Lomography Society. Scrive d’arte su Collezioni Sport & Street, Luxos Style, WSI International ed altre testate. Dal 1988 ha partecipato a mostre collettive in gallerie tra cui la Collective Gallery (Edinburgo), 30 Underwood Street (Londra), Trasmission (Glasgow), la National Portrait Gallery (Londra), Casco (Utrecht), ICA (Londra), Art in General (New York), Star67 (Brooklyn), Neon (Bologna), ONI (Boston), Alphadelta (Atene) e mostre personali alla Bond Gallery (Birmingham), Sesto Senso, Graffio, Villa Serena (Bologna), 42Contemporaneo, PaggeriArte (Modena), MelePere (Verona), Galerija Siz (Rijeka) e Kingsley Gallery (Londra). E’ autore di “Accidental//Coincidental”, Newhouse, New York, 2008, editore del magazine “Obsolete Shit” e direttore del podcast “Why the Fuck not Ppodcast”. Dal 2013 è curatore della galleria Studio Cloud 4, presidente dell’Associazione Culturale PSQ1, e conduce con Fedra Boscaro “Coxo Spaziale”, un programma di arte e cultura su Radio Città Fujiko. È docente all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino della cattedra di Tecniche Grafiche Speciali.

Per uno sguardo squisitamente concettuale, quale è quello di Pasquini, anche la realtà più meschina si rivela essere un’orgia di stimoli intellettuali. Lo stesso apparato percettivo, consapevole del lavoro in corso, si sensibilizza sulla dimensione estetica della vita ordinaria scoprendo in essa una fonte inesauribile di richiami creativi. Matite, acquarelli, pastelli, colori acrilici, inchiostri, macchie di vino o di sangue trovano applicazione su fogli di carta e di cartone, su un biglietto del treno, su un assegno non incassato… ogni superficie è buona purchè accolga il segno tracciato, ogni procedimento è valido se informa la materia. La sua è un’informazione democraticamente quantitativa, come internet, che accolga tutto e tutti e dia spazio a chiunque abbia qualcosa da aggiungere, alla cultura del passato così come al futuro. Al centro, anacronisticamente, l’uomo.

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