Investire in opere d’arte riscuote un crescente interesse tra i risparmiatori più facoltosi e ormai sono numerose le strutture di private banking che offrono servizi di consulenza, di art advisory, alla propria clientela. Uno degli aspetti più delicati dell’investimento in opere d’arte è rappresentato dalla determinazione del valore e della congruità del prezzo di acquisto o di vendita, trattandosi di un mercato decisamente differente da quelli di tipo finanziario. Un contributo in questo senso viene ora da ArtNetWorth, società specializzata nella gestione e nella consulenza per l’investimento in patrimoni d’arte, che ha creato uno specifico modello di valutazione, riconosciuto dal ministero per i Beni Culturali Polo Museale Romano e certificato dalla società PriceWaterHouseCoopers.
Il modello messo a punto da ArtNetWorth determina il valore dell’opera utilizzando una media ponderata di tre differenti stime, dedotte da tre fonti di valutazione, ad ognuna delle quali è attribuito un diverso peso. La prima fonte è rappresentata dalle informazioni tratte dal mercato delle aste internazionali e il valore ritenuto significativo da ArtNetWorth è la stima, non la battuta d’asta troppo influenzata da componenti psicologiche e imponderabili. La società ha adottato il metodo della ricerca di comparables, cioè stime relative ad aste, effettuate negli ultimi cinque anni, di opere ritenute comparabili con quella oggetto di valutazione; la media delle osservazioni è ponderata in funzione del periodo e del grado di significatività dell’osservazione rispetto all’opera sotto stima. La seconda fonte è costituita dalla valutazione dell’opera effettuata da un esperto indipendente e in totale assenza di conflitto di interesse. L’ultima fonte è il valore tratto dal mercato primario, ossia galleristi, mercanti e collezionisti privati.
Dalla media di questi tre valori si ottiene una stima grezza che viene rettificata dall’applicazione di particolari coefficienti, definiti coefficienti di purificazione. Il primo considera lo stato di conservazione dell’opera. Il secondo riflette la presenza o meno di aspetti che incrementano il valore dell’opera, quali la provenienza eccellente, la presenza in mostre di valore internazionale o in pubblicazioni importanti. Infine il calcolo prevede una correzione preventiva del valore derivante da errori umani o altre componenti di tipo psicologico o casuale. Al termine si ottiene la stima cosiddetta “fair”. Per calcolare il valore liquidabile dell’opera, ovvero il prezzo che si ritiene possa essere incassato sul mercato in 12 mesi, il valore “fair” viene rettificato a sua volta da un coefficiente di liquidabilità, il cui valore è prefissato per alcuni settori dell’arte antica e per le opere moderne di maggior pregio, mentre negli altri casi è determinato di volta in volta e giustificato in una nota integrativa, detta market report, allegata alla stima.
M.Man. – Affari & Finanza
Lascia un commento