Milanesi e turisti possono di nuovo ammirare la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti al Castello Sforzesco, appoggiata sull’ara romana di epoca traianea, sulla quale fu collocata nel 1904. L’intervento conservativo durato un anno, diretto dalla Soprintendenza di Milano, è stato effettuato dalla C.B.C., con la collaborazione dell’Istituto Centrale del Restauro e di alcune istituzioni universitarie; tra queste il Politecnico di Milano che ha progettato e realizzato una tecnica innovativa per l’analisi delle patologie delle pietre. E’ stata “pulita” anche l’ara che fa da base alla Pietà. Si è accertato che i due blocchi non sono connessi con perni metallici, ma semplicemente appoggiati l’uno sull’altra; sottili lamette di piombo si interpongono sulle aree d’appoggio. Terminata la fase conservativa con la riapertura al pubblico, prosegue l’indagine conoscitiva. I dati raccolti prima e durante la pulitura saranno organizzati nei prossimi mesi in una pubblicazione scientifica. E’ intenzione del Comune di Milano promuovere nel 2005 una giornata di studi su Michelangelo e la sua ultima Pietà. Un primo risultato è già stato raggiunto. E’ stata smentita l’appartenenza alla Pietà Rondannini del cosiddetto Frammento Borghese, una testa di Cristo ritrovata a Roma negli anni ’50 e attribuita nel 1973 da Mantura a Michelangelo. Egli ritenne di poter identificare in quel frammento la testa di Cristo della prima versione della Pietà (scolpita nel 1552 nello stesso blocco della Rondanini), quella che Michelangelo distrusse e della quale rimane incorporato nell’attuale il braccio levigato alla destra di Cristo. L’autografia michelangiolesca non è mai stata accolta da tutti gli studiosi. Le indagini petrografiche condotte sul marmo della Testa e sulla Pietà hanno smentito che il frammento sia appartenuto al blocco della Rondanini. La Testa sarà temporaneamente esposta accanto alla Pietà. Il tutto al fine di fare luce su un’opera che continua ad essere circondata da un’aura di mistero. Il tema della Pietà ha accompagnato Michelangelo per tutto il corso della vita. Dalla Pietà di San Pietro del 1500 alla Pietà Rondanini, incompiuta, alla quale il genio toscano lavorò fino agli ultimi giorni di vita. La distanza iconografica tra le due opere misura il cammino spirituale compiuto da Michelangelo. La superficie della Rondanini, riportata a nuova vita dalla pulitura, conferma con quanta energia l’artista fino all’ultimo aggredisse il blocco di marmo. Come se intendesse ridurre ad un velo sottile la materia, in un processo di spiritualizzazione estrema che caratterizza gli ultimi anni della sua vita. Con la Rondanini, Michelangelo sembra ripensare il proprio cammino spirituale ed artistico. Rinuncia alla levigatezza ed alla perfezione anatomica per creare un’opera, forse la prima scultura moderna, in cui le figure, sottili fantasmi, sono solo espressione della forza dei sentimenti e negano quei canoni di bellezza e perfezione formale che lui stesso aveva contribuito a creare. Non a caso è stata “riscoperta” ed apprezzata solo nel XX secolo.
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